Secondo la teoria dell’attaccamento la tristezza è un’emozione fondamentale per la sopravvivenza. Infatti, essa ci permette di ritirarci a scopo protettivo e difensivo, in preparazione a un cambiamento. Essa nasce quando un desiderio si incontra con una mancanza (di una relazione, di una situazione passata, di una parte di noi). Quando un desiderio si scontra con una nostra mancanza, sentiamo si non essere in grado di rendere reale una situazione che desideriamo fortemente a causa di limiti esterni o interni: a quel punto si insinua dentro di noi un senso di vuoto. La tristezza serve per poter elaborare l’evento spiacevole, la perdita, la mancanza. Permette di allontanarci dal mondo esterno e di occuparci di noi e del senso di vuoto che stiamo provando. Il senso di vuoto ci spinge a cercare di riempirlo come reazione naturale di spinta verso il nostro futuro. Serve per poter elaborare l’evento spiacevole, la perdita. Se riconosciuta e accolta ha un’azione riparatoria e innovatrice, perché attiva per trovare una soluzione. Fa nascere lo spazio per un nuovo bisogno o un nuovo desiderio, è uno stimolo per il cambiamento. Se riconosciuta e accolta, ha un’azione riparatoria e innovatrice, perché attiva per trovare una soluzione, come effetto della spinta naturale che abbiamo verso il futuro. È anticipatoria e stimolo per il cambiamento. Ci pone di fronte a un limite, ma anche a una consapevolezza che viviamo come vuoto, dal quale può nascere lo spazio per un nuovo bisogno o un nuovo desiderio. Accoglila e ascoltala: concediti la possibilità di essere triste, non sminuire o sdrammatizzare ciò che stai provando (e non farlo fare agli altri). È normale e hai diritto di sentirti triste. Concediti il tempo necessario, non avere fretta di liberartene. (cosa non fare: negare, compensare, sognare ad occhi aperti e facendo svanire i problemi). Spesso temiamo di lasciarci andare alla tristezza per paura di non riuscire più a "risalire". Ma più tentiamo di resistere, più la nostra tristezza ci rincorrerà e si farà sentire in altri modi. --> Prova a fare questo: scegli un luogo e una posizione che ti fanno sentire a tuo agio e ascolta i segnali del corpo. Esprimila e dalle senso: dai libero sfogo alla tua emozione (piangi, disperati, ascolta canzoni tristi, non fare nulla, isolati, prenditi tempo). Essa si esprime anche attraverso la tua postura, fai caso al tuo corpo. Scrivila, disegnala, parlane: racconta ciò che stai provando, dalle una forma. Prova a capire cosa ti sta dicendo, cosa ti manca, di cosa hai bisogno. La narrazione aiuta a dare senso e contenere ciò che nella nostra mente potrebbe sembrare confuso e indefinito. Non serve a mandarla via, ma a farci pace, ad accettarla, a capirla. --> Prova a fare questo: scriviti una lettera come se la stesse scrivendo la tua Tristezza. Cosa ti dice? Di cosa ha bisogno? Cosa vuole da te? Trasformala e falla andare: quando il picco è passato, “dwelling” cioè non esagerarla e non coltivarla oltre il necessario, torna in contatto con la tua forza. Guarda anche le altre emozioni che puoi provare, stai provando o hai provato. Mettiti in moto, e dedicati ad attività. Senti in quale nuovo bisogno o desiderio si è trasformata. La tristezza, come tutte le emozioni, ha un inizio, una evoluzione e una fine. A volte scompare improvvisamente, altre volte ci richiede di fare uno sforzo in più per poterla far andare. Abbiamo bisogno di viverla per conoscere i suoi segnali. --> Prova a fare questo: scegli un rituale da fare per salutare la tua tristezza. Ricorda! E' normale avere momenti di tristezza, sentirsi giù di corda o con poca voglia di fare, lo viviamo tutti. Ma quando sentiamo che questa emozione si sta impossessando di noi, quando diventa difficile da gestire, quando ci sembra di perdere il controllo e di non risalire più, può essere sintomo di una sofferenza più profonda. In questi casi, puoi chiedere l'aiuto di un esperto per dare spazio e ascolto a quel dolore e recuperare il controllo della tua vita. Una parola chiave legata alla tristezza è ADATTAMENTO. L'adattamento è una variazione del comportamento che va incontro alle domande dell'ambiente. Parte da un CAMBIAMENTO, una discontinuità rispetto al passato. Richiede una CONSAPEVOLEZZA di ciò che non c'è più, per prepararsi al nuovo. Permette l'ACCETTAZIONE della realtà per far emergere nuove capacità. "Nonna, come si fa a mandare via la tristezza?" "Prima lavala con le tue preziose lacrime. Finché non ne hai più. Quando l'hai toccata completamente con la tua medicina salata inizia a lavare anche i tuoi panni. A mano, come si faceva una volta. Tocca ogni impurità dei tuoi abiti e con determinazione, pazienza e del buon sapone affronta le macchie. Riconoscile e poi liberati di esse. Con gratitudine, per il grande lavoro interiore che ti stanno portando a compiere." "E la tristezza se ne andrà?" "Non ancora. Perché non avrà completato la missione che è giunta a realizzare. Fai asciugare con calma ogni tua lacrima, percepisci le ultime scorrere sul tuo viso, abbandonati a questo stato di svuotamento. Poi stendi i tuoi panni uno ad uno, falli asciugare al sole e al vento. E goditi lo spettacolo di vederli pian piano ritornare asciutti, rinnovati, puliti e rigenerati. I tuoi panni rappresentano i tuoi abiti interiori, le parti di te che hanno bisogno di essere cambiate, pulite, purificate." "La tristezza giunge per portarci ad una purificazione?" "Si, bambina mia. Pensa alla tristezza portata dalla pioggia che tutto bagna e pulisce. Solo per portare guarigione. Per porre rimedio alla secchezza, alla sete, all'aria stantia. La tristezza è come una dea che ti vuole innalzare. Quando arriva dedicale un altare e stai ad osservare il maremoto che fa nascere in te. E' proprio in quella cascata interna che troverai il potere in grado di illuminarti la via." E. Bernabè L’educazione all’ascolto delle emozioni parte da piccoli. Parlare con i bambini di ciò che si prova li renderà adulti non spaventati del loro mondo interiore. Per farlo, vi consiglio il libro “Tristezza non mi fai paura”, che è un invito all’accoglienza della nostra emozione.
Per affrontare invece il tema della tristezza legata al cambiamento, vi consiglio il cortometraggio “Bao”, che parla della fatica di accettare il naturale cambiamento della vita e il tentativo di sostituire ciò che ci manca per non fermarci a sentire il dolore di quell’assenza.
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AutoreSono Anna Gigliarano, psicologa psicoterapeuta sistemica. Categorie
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